Per il quinto appuntamento della rassegna MusicAteneo 2023 torna in scena l’Orchestra del Collegium Musicum, diretta da Alissia Venier e con la partecipazione della pianista Isabella Ricci. Il concerto si terrà martedì 13 giugno, alle ore 21, nell’Aula Magna di S. Lucia (via Castiglione 36 a Bologna) e il programma è un’immersione in pieno Ottocento.
Felix Mendelssohn: Ouverture Märchen von der schöne Melusine, op. 32
Strumentista, compositore e direttore d’orchestra romantico, Felix Mendelssohn nacque ad Amburgo nel 1809 e morì a Lipsia nel 1847. Scrisse concerti, oratori, musiche di scena, ouvertures, sonate, sinfonie, musica per organo e musica da camera.
Nelle sue composizioni, caratterizzate dall’armonia e dall’equilibrio, rimase stilisticamente conservatore. Conosciuto come un ottimo direttore d’orchestra, all’età di 20 anni eseguì la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, dando inizio alla riscoperta delle composizioni del musicista barocco. La direzione di Mendelssohn fu pacata e semplice, sostituì spesso i guanti bianchi alla bacchetta per assicurarsi di esser visto da tutta l’orchestra.
L’overture Märchen von der schönen Melusine fu scritta nel 1833-1834 per la rappresentazione di un dramma di Franz Grillparzer. L’argomento del dramma trae ispirazione dalla leggenda di Melusina. Tale leggenda, presente in un romanzo scritto verso la fine del XIV secolo da Jean D’Arras, trae origine dalle tradizioni popolari di Poitou (provincia storica francese): Melusina è una fata bellissima, soggetta ad un terribile incantesimo che la costringe, un giorno alla settimana, a trasformarsi in donna-serpente. La fanciulla sposa Raimondo, figlio del re dei Bretoni futuro principe di Lusignano. Il marito, ignaro del terribile incantesimo a cui è soggetta Melusina, un giorno durante il bagno, sorprende la metamorfosi della donna rimanendone esterrefatto. La leggenda ebbe molta fortuna nella sensibilità romantica, catturando l’attenzione anche di Ludwig van Beethoven, che la prese in considerazione come un possibile soggetto per una sua opera.
Il tempo Allegro con moto nella tonalità di Fa maggiore, inizia con un motivo che richiama il moto delle onde dell’acqua (o il movimento sinuoso del serpente), il clima fiabesco viene interrotto da un episodio di carattere contrastante in fa minore. L’alternanza dei due episodi, che potrebbe richiamare la doppia identità di Melusina, che caratterizza tutta la composizione. L’opera fu considerata da Mendelssohn, in una lettera scritta alla sorella Fanny, la più bella delle sue ouvertures.
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Camille Saint-Saëns: Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in Sol minore, op. 22
Camille Saint-Saëns nacque a Parigi nel 1835 e morì ad Algeri nel 1921. Pianista, organista e compositore, fu una delle personalità musicali più importanti del suo tempo in Francia. Si cimentò in tutti i generi musicali dimostrando una padronanza eccellente della tecnica compositiva.
Nel 1868 scrisse il concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in sol minore op. 22. Il concerto, pensato da molto tempo, fu composto in soli 17 giorni in seguito alla richiesta di Anton Grigor’evič Rubinštejn, a cui il concerto è anche dedicato, di preparare un lavoro per la Salle Pleyel di Parigi. Fu eseguito per la prima volta, con Saint-Saëns al pianoforte e diretto dal dedicatario, il 13 maggio del 1868. Nonostante l’accoglienza tiepida del pubblico alla prima, attribuita dal compositore alla propria esecuzione (non eccellente a causa dei pochi giorni di preparazione) fu molto apprezzata da Franz Liszt.
Il primo tempo si apre con un’ampia introduzione lenta Andante sostenuto, che ci riporta indietro nel tempo alle fantasie per tastiera di Johann Sebastian Bach, le cui opere erano conosciute ed eseguite all’epoca anche grazie al compositore Felix Mendelssohn che, come abbiamo visto, le riportò alla luce. Il primo tema, esposto dal pianoforte in seguito all’entrata dell’orchestra, ha un carattere inquieto e nubiloso. Nel corso del movimento, che si svolge attraverso l’intreccio di due motivi, ritroviamo diversi riferimenti stilistici. Il tema della sezione centrale richiama gli umori delle melodie di Chopin che nel corso della composizione si increspano, diventando passaggi di grande difficoltà tecnica tipici della scrittura pianistica di Liszt. La cadenza conclusiva riprende, varia e alterna gli elementi tematici ascoltati in precedenza, compresa l’introduzione-cadenza d’apertura del pianoforte.
Il suono del timpano apre il secondo tempo che, invece di essere il tipico Adagio, è un allegro scherzando. Il solista instaura per tutto il movimento un vivace dialogo con l’orchestra. Il carattere brillante del primo tema viene interrotto da un secondo tema, di carattere sempre giocoso ma più goffo. L’allegro scherzando fu l’unico movimento applaudito alla prima esecuzione.
Nel Presto conclusivo ritroviamo la stessa energia del secondo movimento. Il carattere di tarantella di taglio tipicamente folklorico, dato da un andamento saltellante, che ritroveremo anche nel finale della terza sinfonia di Schubert, faceva parte del gusto dei compositori del diciannovesimo secolo. Le velocissime terzine, ascoltate per tutto il brano, alternate ad accordi ribattuti ci conducono alla conclusione di questa composizione.
Franz Schubert: Sinfonia n. 3 in Re, D 200
Franz Schubert nacque a Vienna nel 1797 e morì nella stessa città nel 1828. Conosciuto soprattutto per aver scritto numerosi e originali Lieder, scrisse anche musica da camera, sonate per pianoforte, musica sacra, musiche di scena e sinfonie.
La stesura della Sinfonia n. 3 in re maggiore iniziò il 24 maggio del 1815 e si concluse il 19 luglio dello stesso anno, uno dei più fecondi della carriera del compositore. In confronto ad altre sinfonie dell’epoca, questa è breve e concentrata. Nonostante i territori romantici esplorati nei Lieder, nelle sinfonie, in particolare nelle prime, anche Schubert volge lo sguardo al passato, prendendo come modello le sinfonie classiche. Il primo tempo, infatti, si apre con un’introduzione lenta tipica delle sinfonie di Franz Joseph Haydn, un Adagio maestoso che sfocia nell’Allegro con brio. Il consueto secondo movimento lento viene sostituito da un Allegretto dalla struttura tripartita e simmetrica. Il Minuetto è caratterizzato dal consueto contrasto tra l’andamento spigliato della prima parte e la cantabilità del Trio a cui segue la ripresa. Il Presto vivace conclusivo, caratterizzato da un ritmo di tarantella, costituisce già il modello di molti movimenti conclusivi delle opere dell’ultimo Schubert. Venne eseguito come finale dell’Incompiuta (D.759) nel 1865 durante un concerto degli Amici della Musica di Vienna. La prima esecuzione documentata dell’intera sinfonia risale al 19 gennaio del 1881 a Londra.
articolo di Martina Tettè
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
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